Trasferiamoci
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C’è una montagna nelle Dolomiti Ampezzane che non è bianca e rosa, come quelle che la circondano. È una montagna strana, bassa rispetto ai giganti vicini, e scura. Quasi brutta, si potrebbe dire. Ha una forma aperta, ferita, come se qualcuno le avesse tolto dei pezzi. Salendo non si può non provare ad immaginarsi come doveva essere cent’anni fa, prima che la mina esplodesse.
Sto parlando ovviamente del Col di Lana (Col di Sangue), uno splendido teatro della Grande Guerra, ricoperto di trincee e segni delle numerose battaglie che si sono svolte sulle sue pendici, quasi come un vecchio leone senza un orecchio, col pelo rado e le cicatrici sul muso, che però conserva ancora lo sguardo fiero del predatore.
Proviamo a vedere se ancora ruggisce, quando ci saliamo sulla schiena. E vi dirò di più: percorriamo ben 2 sentieri per salirci, perché come anticipato nel titolo, è un po’ il nostro trekking del cuore, fin dal principio.
#diariomontano20
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